TREND. Lo scorso anno, durante i primi dieci giorni di gennaio, 10,5 milioni di viaggiatori da tutto il mondo cercavano voli per raggiungere il nostro Paese: oggi, mentre tutti cerchiamo di fare un bilancio delle perdite, i viaggiatori sono 1,7 milioni; l’83,7% in meno.
Ci ritroviamo ad affrontare una situazione inaspettata poiché nel turismo siamo abituati a cambiamenti graduali, con variazioni contenute; pensiamo ad esempio al 2017, che con un +5,3% degli arrivi fu l’anno record per la crescita del turismo italiano.
Attualmente le preoccupazioni più diffuse sono relative a come reagirà il settore, quando torneremo ai numeri pre-crisi e come cambierà il turismo e i turisti. Cerchiamo, dunque, di districarci tra i dati ma la tendenza più diffusa è quella di quantificare le perdite, piuttosto che cercare di identificare come evolve l’interesse dei viaggiatori o cosa aspettarsi dal domani.
Una delle peculiarità dei dati sulle ricerche dei voli è che oltre a rispecchiare l’interesse che un Paese suscita nei potenziali turisti, rivela anche il clima di fiducia e il senso di sicurezza che tanto incidono sulla programmazione di un viaggio. Sono queste due condizioni che se prima della crisi sanitaria erano scontate per il nostro Paese, oggi vale la pena approfondire.
La paura di viaggiare ha fortemente condizionato la ricerca di voli aerei, ma molto prima di quanto ci si aspettasse: le ricerche crollarono già dal 20 Febbraio, quando l’idea di misure restrittive era ancora lontana, i casi accertati in Italia erano ancora 3 e l’Oms non aveva ancora riconosciuto il Covid come malattia mortale. Le ricerche diminuirono del 40% nel giro di una settimana e del 92% nel giro di un mese. Inevitabilmente, un’altra forte riduzione è stata registrata con la seconda ondata, anche se in questo caso la reazione dei viaggiatori fu meno precipitosa; così come la diminuzione delle ricerche dopo l’annuncio del Dpcm Natale.
Altri eventi hanno condizionato positivamente la voglia di viaggiare: a volte in modo prevedibile, come il +60,2% registrato il 16 maggio, due giorni prima la fine del lockdown; altre volte in modo meno prevedibile e con crescite più contenute, ma stimolate unicamente dalla speranza. Dall’inizio della seconda ondata ad oggi, infatti, i flussi di ricerca hanno registrato dei volumi molto bassi (circa il 15-20% rispetto al 2019), le possibilità di spostamento ridotte al minimo ed il perpetuarsi della crisi sanitaria in tutto il mondo hanno messo in crisi la fiducia dei viaggiatori. Oltre a trend caratteristici di alcuni periodi, le notizie inerenti al vaccino sembrano avere un impatto diretto sulla curva delle ricerche così che, dopo un mese di ottobre registrato in costante variazione media negativa, la ventata di fiducia dovuta all’annuncio del vaccino Pfizer ha innescato un cambio di rotta positivo, interrotto solo dalle nuove misure restrittive; così come l’anomalo aumento registrato attorno al 27 dicembre, nei giorni del Vaccine Day.
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