La permanenza media o durata media di un soggiorno turistico
Quando parliamo di permanenza media nel turismo intendiamo la durata media di un soggiorno di un turista in una determinata destinazione, ossia da quante notti è composto il suo viaggio. È una variabile al centro dell’attenzione degli esperti del settore, non solo perché questo indicatore fornisce informazioni cruciali sulla popolarità e l’attrattività di una località turistica (determinanti per la pianificazione delle attività e dei servizi offerti) ma soprattutto perché è una caratteristica che durante gli anni di pandemia ha subìto delle trasformazioni.
La tipologia di destinazione, la stagione, la motivazione del viaggio, la capacità di spesa sono tutti fattori che influenzano direttamente la durata del viaggio e chi gestisce un territorio sa bene che all’aumentare della permanenza media dei viaggi, aumenta anche l’impatto del turismo sull’economia della destinazione. Ma non solo: una permanenza media (o anche Lenght of Stay) tendenzialmente lunga, permette ai territori di trarre più profitto dalla presenza dei turisti diversificando l’offerta dei servizi, sia in termini di tipologia sia in termini geografici (attirando la domanda verso l’hinterland), ma anche di fidelizzando la clientela.
Ma le vicende del Covid, che hanno coinvolto e travolto pienamente il mondo dei viaggi, hanno lasciato il segno anche nei trend di permanenza: le restrizioni del 2020 e gli avvenimenti del 2021 hanno cambiato le abitudini di viaggio dei turisti, portando a trasformazioni anche profonde. Non sappiamo ancora se le evoluzioni di questi due anni si consolideranno nel tempo, ma di certo avranno un impatto diretto sul turismo dei prossimi mesi.
Permanenza media nel periodo pre-Covid19: trend in calo
Prima del Covid, ossia dal 2014 al 2019, la permanenza media delle destinazioni turistiche italiane era tendenzialmente in calo. Delle circa duecento destinazioni analizzate solo l’8% aveva un tasso di crescita positivo, mentre il 77% era in stallo e il restante 15% negativo. Questo dato, in realtà, va in contrasto con la grande crescita che i flussi turistici hanno registrato negli ultimi anni (soprattutto nel 2017-18) e ci dimostra come anche se il turismo nelle destinazioni italiane è aumentato in termini di volumi, i viaggi tendono ad essere sempre più brevi.
L’Italia divisa in due
Nel 2020 il trend cambia e cambia anche il modo di viaggiare: nella prima parte dell’anno le restrizioni sanitarie bloccano il turismo e per più di quattro mesi i “turisti” viaggiano principalmente per necessità. Il leisure torna soltanto con le riaperture estive e grazie alla workation e alla grande voglia di partire, la permanenza media dei viaggi aumenta sensibilmente, nonostante i volumi bassi.
Ed è proprio il 2020 a fare lo spartiacque tra le destinazioni turistiche italiane: per alcune il Covid ha confermato il trend negativo, per altre invece ha significato un cambio di rotta. Nel primo gruppo troviamo soprattutto destinazioni balneari del sud Italia. Nella Costa dei Saraceni, sul versante ionico della Calabria, la permanenza media dei viaggi era di 9,3 notti nel 2014, ma dopo otto anni è diminuita a 6,1 notti. In questo caso né la workation né altre condizioni favorevoli sono riusciti ad aumentare la permanenza media durante gli anni del Covid che, al contrario, hanno peggiorato la tendenza. Accade la tessa cosa per il Metapontino, dove negli anni la lunghezza media dei viaggi si è ridotta di 1,8 notti; e così anche per la Costa Viola (sempre in Calabria) e il Golfo di Oristano.
In altre destinazioni, invece, il caos del Covid ha portato ad un cambio di rotta: soprattutto tra le destinazioni in stallo, la pandemia ha portato ad un aumento della permanenza media dei viaggi. Parliamo ad esempio dal Salento, la destinazione che in questo senso è cresciuta maggiormente, passando da una media di 3,4 notti a viaggio nel 2014, fino a 5,5 notti nel 2021. Si registra un deciso aumento della permanenza media anche a Padova, in Brianza, nella Magna Grecia pugliese e nella zona della Tuscia e Maremma Laziale. Sicuramente è ancora troppo presto per parlare di un nuovo trend consolidato, ma è comunque un’evoluzione molto positiva per l’economia di queste destinazioni.
L’impatto della recente pandemia sulle abitudini di viaggio
Indubbiamente, l’impatto del Covid ha avuto un grande effetto sulle abitudini di viaggio, e nel 2021 si è registrato un aumento del 49% delle destinazioni che hanno registrato un tasso di crescita positivo. Al contempo, le destinazioni che stanno subendo uno stallo sono diminuite, passando dal 77% al 26%, mentre quelle in declino sono aumentate al 25%.
Questo cambiamento è stato causato dalla pandemia che però ha influito in modo arbitrario e non lineare sulle destinazioni turistiche, a volte facendo regredire quelle in crescita e al contempo aumentando il successo di quelle in declino.